Come è nata questa storia?
Eravamo chiusi in casa. Tutto il mondo lo era. Nel riordinare mi capitò di ritrovare un biglietto. Era uno di quelli che lasciavo la mattina a colazione quando entravo presto a lavoro e con il quale auguravo una buona giornata al mio bambino che dormiva ancora.
Su quel biglietto c’era disegnata una matita per farlo sorridere. Lo invitavo ad averne cura. Durante il pomeriggio dello stesso giorno, sempre per gioco, costruimmo insieme la macchina fotografica (che ritroviamo nel libro disegnata da Elisa Iori) con una scatola di cartone, un tappo di detersivo e un nastro di recupero.
Vedendolo giocare con la macchina fotografica, all’improvviso è saltata fuori questa storia che racconta di un momento di vita.
Questa storia era nata per noi. L’ho fatta leggere alla mia famiglia, alla mia mamma e ai miei amici. È solo in un secondo momento che ho preso il coraggio di farne un libro.
È stato in quel momento che ho contattato Elisa, la quale ha compreso il valore e l’importanza che il libro aveva per me. Ha compreso che la storia esisteva già e ha messo a disposizione la sua arte per realizzare ogni illustrazione con grande cura. Si è appassionata moltissimo a questo progetto e ci siamo potute confrontare su nuovi spunti e idee che hanno completato il lavoro.
Perché la polaroid e le fotografie scattate con questa?
L’ho scritta e disegnata per mio figlio. Ed ho pensato subito di farlo attraverso le fotografie, vedendolo giocare appunto con la macchina fotografica che avevamo costruito insieme.
Il formato polaroid perché ho una grande passione per quel tipo di foto.
Qual è il messaggio che c’è dietro al rapporto tra le matite e il bambino?
All’interno della storia ci sono significati espliciti e impliciti, molti dei quali ho ritrovato dopo, perché è nata davvero spontaneamente.
Quello che mi premeva tanto era cercare di infondere fiducia.
Far comprendere che si possono passare momenti in cui ci si sente sballottati, in cui siamo in seria difficoltà (ad esempio dal punto di vista delle matite). Questi momenti si attraversano, ci si concede del tempo, si ritrovano nuovi equilibri, si cercano soluzioni, cercando di migliorare come persone.
Ognuno di noi, ognuno al punto in cui si trova, che si tratti di una matita, un bambino/a o adulto che sia, lascia quotidianamente il proprio segno in ogni cosa che fa o che decide di non fare.